Legnaie boicottate anche nei territori montani

Pensate, vengono realizzati piani regolatori e regolamenti edilizi spendendo fior di denari del contribuente. Si vuole raggiungere il massimo dell’efficienza energetica e del confort dell’ambiente. Si incentivano pannelli solari e impianti fotovoltaici. Si inseriscono nei regolamenti possibilità di  realizzazione di strutture in legno adibite ad installazioni di fotovoltaico, poi ci si scorda di prevedere la possibilità di realizzare legnaie in grado di tenere la legna protetta almeno dalle piogge, non voglio pretendere in un posto riparato dall’umidità, che si sa dalle nostre parti abbonda, ma almeno una tettoia. La cosa si complica ulteriormente quando ci si trova in zona di vincolo (ormai ovunque) perché, oltre a non avere superficie da dedicare a legnaie, si aggiungono difficoltà e oneri ulteriori per la gestirne l’autorizzazione. La cosa più assurda è che tale superficie spesso non è prevista nemmeno nei regolamenti dei comuni montani, che di legna ci vivono da sempre. Un tempo c’era una proporzione tra l’allora superficie utile e quella accessoria, ma di fatto si poteva realizzare qualsivoglia protezione per la legna, al di fuori di quelle superfici, che nessun comune multava o ne ostacolava la realizzazione. Oggi, regimi estremamente più rigidi, l’uso dei satelliti e il desiderio di “fare cassa”, minano  la possibilità di osare. Forse è giunto il momento di dare più spazio alle superfici necessarie alla funzionalità della superficie abitativa tipo, appunto, le legnaie, i vani tecnici per gli scambiatori di calore, per le stufe a legna e magari, nelle zone con standard di verde elevato, per il contenimento di un tagliaerba, piuttosto che di motoseghe, taglialegna, un paio di stivali ecc.

E pensare che questi regolamenti vengono anche sovvenzionati e approvati da comitati creati appositamente.

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