La vedo male

Purtroppo finirà male, ne sono sempre più convinto. La crisi è in atto, si comincia a sentire pesantemente. Ciò nonostante, pare che gli enti, di qualsiasi tipo o natura politica, si divertano a fare leggi impossibili da rispettare e che, nella realtà, finiscono per rendere esponenziale il costo della realizzazione dell’opera edile.

Gli studi professionali devono tentare di portare a casa il pane, finiscono quindi per promettere alla committenza cose impossibili da realizzare e firmano asseverazioni di rispondenza alle norme praticamente false.

Sono sempre più convinto che gli archivi comunali siano pieni di D.I.A. basati su dichiarazioni false o quantomeno forzose.

Ricordo che in occasione dell’ultimo condono di Berlusconi (che praticamente non serviva a niente visto che era più o meno una sanatoria), alcuni professionisti di Bologna inviarono ai loro clienti lettere per informarli che non si sarebbero resi disponibili per fare pratiche di condono. Posizione in parte corretta visto che i condoni premiano notoriamente che fa “male” e non di certo chi rispetta le regole. Dopo un po’di anni e dopo la promulgazione di un’infinità di norme impossibili da rispettare, mi piacerebbe avere tempo e denaro per andare a visionare tutte le loro Denuncie d’Inizio Attività (e sia chiaro che non sarebbe un reato – la legge lo consente) …se ne vedrebbero delle belle. Potrei smascherare un’infinità di malefatte.

Dovesse uscire un altro condono? …chissà cosa farebbero a ‘sto giro questi integerrimi professionisti?

Purtroppo siamo in un periodo storico normativo che è molto lontano dalla realtà ma, nessun collega, pare abbia la forza o la voglia di affermarlo con forza.

Ai conduttori del programma REPORT

Gentilissima Sig.ra Milena Gabanelli ed Egr. Sig. Bernardo Iovene,

nel farvi i complimenti per la trasmissione e per la possibilità che offrite ai cittadini di avere un’informazione che, benché “di parte”, possa aiutare a giudicare aspetti del vivere comune, mi permetto di dissentire riguardo ad alcuni degli argomenti trattati nella puntata “le vie del mattone” trasmessa domenica 11 ottobre 2009.

Nonostante sia un geometra libero professionista di Bologna, che opera da oltre quindici anni, il servizio mi è risultato poco chiaro, tra promesse del Ministro Matteoli, dissesti idrogeologici, quartieri abusivi con relative richieste di medaglie, regolamenti di Comuni esteri; tutte nozioni non approfondite nel dettaglio e più in generale denari che, al solito, dovrebbero uscire dalle tasche dei cittadini per rimediare a problematiche di un sistema logoro che troppo spesso rimane impunito.

Dimenticavo di citare i pannelli solari che, benché rappresentino una discreta soluzione per la diminuzione della CO2, troppo spesso vengono “inseriti” in molti vostri servizi, come se fossero reclamizzati e non solo consigliati. Conosco bene i colleghi del Collegio dei Geometri intervistati, ritengo di avere una discreta conoscenza delle normative e dei regolamenti vigenti a Bologna citati in parte nel servizio, ed è proprio su questo che mi permetto di dissentire. Vi hanno illustrato elenchi di problematiche riguardanti aspetti di comportamento del Comune di Bologna, delle relative pratiche, dei regolamenti e dei requisiti cogenti, materie sulle quali lo stesso Comune di Bologna e la Regione Emilia Romagna hanno pieno potere legiferante ma, l’idea che si evince alla fine del servizio è che, come al solito, è tutta colpa del Governo il quale, a detta vostra, non avrebbe proceduto alla semplificazione per decreto nei 10 giorni successivi all’accordo Stato-Regioni.

Mi dispiace contraddire il senso assoluto del vostro servizio, ma quanto da voi rappresentato non corrisponde alla realtà.

Moltissime sono le semplificazioni che sia il Comune di Bologna che la Regione Emilia Romagna, potrebbero fare in materia edilizia per agevolare “la gente” che vive principalmente gli immobili esistenti, ma nonostante abbiano il potere di farlo e detengano l’ampia maggioranza, non si sono mai impegnati in tal senso. Anzi, il Regolamento del Comune di Bologna (RUE) da poco approvato ha ristretto ulteriormente, se possibile, i campi d’azione della progettazione.

Giusto per correttezza mi permetto inoltre di farvi osservare che, entrambi gli Enti citati, sono politicamente di sinistra.

Gentilissima Sig.ra Gabanelli, come può essere certa nell’affermare che un decreto non ancora uscito, i cui contenuti solo pochi intimi conoscono, possa semplificare all’utente finale un mare di burocrazia presente, voluta e radicata? Perché non lo diffonde e ne illustra i contenuti anche a noi tecnici? Concordo invece sul fatto che probabilmente, il decreto, permetterebbe a Regioni e Comuni di avere qualche spesa in meno o qualche soldo in più da usare diversamente.

Avrebbe potuto domandare: ma la miglioria dello standard abitativo, certificata dal professionista nelle pratiche edilizie e perseguita dai “prestanti” regolamenti, più o meno direttamente, porta denaro alle casse comunali? …e tante altre.

Moltissime sono le norme che regolano l’edilizia, molte ci adeguano a standard europei, altre migliorano semplicemente il vivere civile in società e tra queste, tantissime sono state più o meno direttamente condivise anche nei vostri servizi. La cosa che però non si sa è che, nella pratica, spesso si contraddicono tra loro, diventando così teoricamente inapplicabili.

Convinto della mia opinione e della mia conoscenza, mi chiedo se devo credere ciecamente ai servizi visti in questi anni, o debba tentare di integrarli immaginando le domande che avete omesso e/o le risposte che sono state tagliate. Continuerò a seguirvi con piacere, ma meno speranzoso che una trasmissione come la vostra possa contribuire a cambiare l’Italia.

Grazie. Distinti saluti.

Geom. Andrea Savini

Burocrazia esasperante

Diciamoci la verità, stiamo esagerando! Io lo so che più carte ci sono da compilare e più lavoro c’è per quell’ammasso di professionisti che, come me, hanno la necessità di tirare a campare, ma ora stiamo esagerando. Norme in continuo cambiamento, in ogni settore, che all’insegna dell’ “adeguiamoci all’Europa” escono e si modificano nel giro di poco tempo, senza dare la possibilità, a noi professionisti, di “digerirle” ne di contribuire a renderle veramente efficaci. 

Non appena siamo in grado di fare qualche osservazione, o siamo nella necessità di chiedere qualche chiarimento per esperienza diretta, il riferimento normativo è già cambiato. Poche persone in grado di dare risposte, nessun legislatore che si prende la responsabilità di fornirci chiarimenti e così rimangono, negli archivi comunali, pratiche sbagliate interamente asseverate dai professionisti, vere e proprie bombe pronte ad esplodere. Basta infatti, una committenza esasperata o in crisi, un avvocato e un tecnico di parte minimamente capace (come me), per annullare la maggior parte delle D.I.A. e dei Permessi di Costruire depositati nei comuni. Sono “cattiverie” che diventeranno di uso comune nei prossimi anni, visto il poco margine di guadagno e l’assoluto desiderio di non pagare che si avverte nel settore.

Una bella ingiustizia!

Con il passaggio della competenza del settore edilizio alle Regioni e con l’avvento dei D.I.A., le pratiche edilizie sono legittimate dalle dichiarazioni che vengono rese dai professionisti, i quali, ai sensi dell’art. 481 del codice penale, si rendono garanti dell’adempimento normativo. Pare una casualità, ma a seguito di questo passaggio si sono moltiplicate le normative del settore.

 Qualche anno fa le abitabilità non venivano asseverate dai tecnici, o lo erano solo parzialmente (misure di superfici e altezze, rapporti illumino-ventilanti, destinazioni), venivano invece rilasciate dal comune che non era obbligato a far rispettare tutte le normative presenti nel campo edile. Per esempio, il parere dei Vigili del Fuoco non era elemento indispensabile per il rilascio dell’abitabilità, che a Bologna si otteneva anche se in contrasto con tali normative. 

Non conosco le motivazioni che permettevano al Sindaco, o al relativo Ufficio Tecnico, di rilasciare l’abitabilità trascurando il parere in materia dei V.F.

Oggi, come allora, la stragrande maggioranza degli edifici che si trovano all’interno di un nucleo urbano esistente, sono a malapena in possesso del certificato provvisorio di prevenzione incendi, spesso scaduto e non sempre rinnovato.

 Non appena la responsabilità è passata al tecnico professionista, attraverso le auto-dichiarazioni allegate alle schede tecniche di abitabilità, nonché alle Denunce di Inizio Attività (DIA) e ai Permessi Di Costruire, il requisito cogente in materia di sicurezza in caso di incendio è diventato allegato obbligatorio. Una bella ingiustizia!!!!!

La linea salvavita sui tetti dei condomini non è obbligatoria ma solo consigliata

 

E’ il solito problema della mal informazione al fine della vendita. E’ chiaro che se si monta non è sbagliato, ma inevitabilmente diventa un problema di costi. L’esigenza nasce per permettere ai manutentori e fornitori di piccoli lavoretti, come l’antennista o il muratore che accede al tetto per riparare il coppo che perde, di lavorare in sicurezza secondo i giusti dettami di legge e per deresponsabilizzare la proprietà, il condominio e l’amministratore a seconda dei casi.

La linea salvavita, di fatto, è una fune di acciaio collegata a due torrette metalliche, alla quale l’artigiano dovrebbe attaccarsi con moschettone e imbragatura per poter lavorare in sicurezza ma, mentre la struttura è certificata (occorre verificare che alla fine del lavoro di installazione venga rilasciata la certificazione), non sempre chi esegue la manutenzione è in possesso di idonei ausili, o non sempre li utilizza. La considerazione, benché banale, ritengo sia lecita, proprio perché, nel malaugurato caso in cui capiti una disgrazia, non si viene automaticamente “scagionati” se il manutentore non ha usato i propri ausili di sicurezza.

Se è vero che la struttura è senz’altro certificata (non so per quanti anni o a seguito di quali manutenzioni), non sono sicuro che si possa certificarne e garantirne l’installazione, la quale varia in maniera sostanziale a seconda del metodo di realizzo o  dal tipo di struttura portante alla quale si fissa, sia essa tetto in legno o in laterizio.

Comunque si decida, si deve tenere presente che per montare la linea salvavita, occorre farlo in sicurezza e, mancando fino a quel momento la linea stessa, quest’ultima va installata con il ponteggio o con il cestello idraulico di un carro gru. Pertanto consiglio di farlo solo nel caso in cui si stia rifacendo il coperto, per accorpare le spese d’installazione, ricordandosi di controllare a fine lavori che il tetto non perda. Inoltre, per esprimere un giudizio personale, a me non piace e mi fa specie che possa coesistere con i tanti vincoli e classificazioni estetiche degli edifici storici.

Chissà se qualche collega ingegnere si fosse mai messo a divulgare in rete il metodo e l’eventuale schema di calcolo per realizzare analoga struttura in tasselli metallici tradizionali!

Inoltre, la linea salvavita e la relativa fune metallica vanno scaricate a terra? E possono aggravare le necessità di un eventuale parafulmine?

perchè non torniamo alle vecchie 4 rate?

Qualche anno fa, in occasione del passaggio all’euro, vennero modificate le rate relative ai pagamenti dei contributi alla Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti.

Precedentemente una banca locale, se ricordo bene la Cassa di Risparmio di Bologna, gestiva la riscossione di tutti i contributi, (soggettivo, integrativo ecc.) distribuendoli nell’anno, in 4 rate di cadenza costanti. Poi, non si è più passati al vecchio sistema, oltre ad aver cambiato banca. 

Facendo attenzione in particolare al contributo soggettivo minimo obbligatorio, per intenderci quello che pagano i giovani, dopo il 3° anno d’iscrizione, o chi guadagna poco, noto che viene riscosso in due rate di 1000 € l’una con scadenza rispettivamente il 31/05 e il 31/07. In sostanza in 2 mesi paghi 2000 € …poi parti per le vacanze se te ne rimangono.

aggiornamento del 18 maggio 2011

ho ricevuto in questi giorni una lettera dalla cassa geometri con la quale vengo informato che si è tornati alle “vecchie” 4 rate.    …..mi piace pensare di essere stato ascoltato. Grazie

Interessi applicati sui tardati pagamenti alla Cassa Italiana Geometri

Spettabile Presidente Fausto Amadasi,

ricevo lettera annuale di riassunto delle iniziative della Cassa Italiana Geometri e mi permetto di discutere la frase che segue:

 “Quest’anno, eccezionalmente, a causa della difficile congiuntura economica, potrai avvalerti della possibilità di posticipare i pagamenti fino al 15 febbraio 2010, utilizzando …….Il prossimo anno ti saranno automaticamente addebitati i soli interessi del 6% in ragione d’anno, senza applicazione di altri oneri”

 Personalmente mi intendo poco di queste cose, ma la domanda mi nasce spontanea: gli altri anni, se uno ritardava un pagamento, cosa succedeva? Gli tagliavate una mano?

Non sono a conoscenza di quelli che siano i tassi medi d’interesse, ma ritengo che chiunque riesca a trovare piccoli finanziamenti a tassi ben migliori. Personalmente, volendo comunque ancora credere che la Cassa dei Geometri sia un organo degli iscritti, noto come questa iniziativa sia di certo vantaggiosa per la nostra convenzionata Banca Popolare di Sondrio piuttosto che per noi.  La Popolare di Sondrio si troverà di fatto a gestire una crescente richiesta di credito, che già ci offre a tassi minori del 6%.

aggiornamento del 18 maggio 2011

ho ricevuto in questi giorni una lettera dalla cassa geometri con la quale vengo informato che sui tardati pagamenti verranno applicati gli interessi del 4%. Decisamente più sensati rispetto al 6% degli anni precedenti.   …..mi piace pensare di essere stato ascoltato. Grazie

Consigli per chi non è esperto

Le tre parti in causa nel processo edilizio sono la committenza, il tecnico e l’impresa. E’ importante che il tecnico e l’impresa non si conoscano o quantomeno che non siano in rapporto. E’ frequente che l’opera realizzata dall’impresa presenti difetti o errori che, qualora rimediabili, comportano ulteriori oneri di sistemazione. Se l’errore non è imputabile alla progettazione e probabile che sia causato dall’impresa, il tecnico, dopo averlo constatato, deve proporre una soluzione e di conseguenza imporre il ripristino dell’opera all’impresa. Quando tra i due esiste un rapporto potete immaginare come la situazione si complichi!

Ad esempio, sarà capitato a parecchie persone di sistemare casa, magari semplicemente un bagno, una cucina o anche l’intero appartamento, di essersi avvalsi della competenza di un tecnico di fiducia, sia esso geometra, architetto o ingegnere e di aver affidato i lavori all’impresa consigliata dal professionista. E’ chiaro che, se l’impresa è già stata “testata” dal professionista, dal lato pratico potrebbe essere un vantaggio, ma immaginatevi a quali imbarazzi o problematiche si andrebbe incontro in caso di danni da ripristinare. Se poi l’impresa e il professionista sono strettamente legati, è probabile che contemporaneamente al vostro lavoro ne stiano gestendo altri, in altri cantieri, magari anche di importi maggiori. Voi, al posto del tecnico, andreste a rovinare i rapporti personali con l’impresa con la quale sono in movimento lavori e denaro? Quanto descritto non è banale, anzi, accade in molti casi.

Simili situazioni capitano inoltre quotidianamente nei condomini, quando piccole manutenzioni ordinarie (che piccole poi non sono) vengono affidate, per semplicità, direttamente all’impresa di fiducia dell’amministratore il quale, non agendo (e per quanto ne so io non potendo agire) in qualità di tecnico professionista competente in materia edile, non si rende per altro responsabile delle eventuali malefatte dell’impresa.

Considerate sempre che qualsiasi impresa è tenuta a realizzare i lavori che offre, con garanzia di risultato, secondo i dettami della “buona tecnica” e secondo i criteri imposti dal progettista.

Estratti di mappa on line – plotter

Quando si richiede un estratto di mappa on line non vengono riportati i numeri dei fogli adiacenti, limitando così la ricerca di eventuali confinati e costringendoci ad andare presso l’Ufficio del Territorio, vanificando in parte l’utile evoluzione di ricerca on-line. Inoltre, sento la mancanza della visura della tavola d’insieme dei fogli di tutto il comune e di quella dell’intero foglio, che si può eseguire solo con richiesta scritta e a costi proibitivi.

I numeri di mappa riportati sugli estratti sono estremamente piccoli e costringono spesso all’utilizzo della lente per essere letti. Se poi l’estratto viene faxato ad un cliente o ad un Comune, per esempio per la richiesta di un certificato di destinazione urbanistica, diventa spesso illeggibile, limitando così l’utilizzo dell’estratto stesso. E’ solo un mio parere? …o è una constatazione che ha avvertito qualcun’altro?

 

aggiornamento del  22/05/13

noto che oggi, finalmente, sono stati aggiunti due importanti metodi di ricerca e di estrazione on-line della cartografia (plotter) in scala 1:2000, sono i fleg “intero foglio” e “mappe limitrofe” grazie ai quali si possono eseguire molte visure in meno per arrivare al risultato diminuendo così la spesa per le ricerche.

Parcelle nazionali e norme locali. Non è un contrasto?

A seguito dei passaggi normativi che hanno attribuito alle regioni le competenze in ambito edile si è venuta a verificare una notevole disparità di svolgimento del processo edilizio. Alcuni comuni hanno adottato in toto lo strumento di asseverazione da parte del tecnico di tutti i requisiti cogenti, spesso adottandoli in maniera virtuosa e senza accompagnarli con un regolamento edilizio che ne specifichi i casi e le relative applicazioni in maniera dettagliata, mentre altri comuni addirittura non li hanno adottati. E’ chiaro che il lavoro di studio che ad ogni pratica occorre esaminare ed applicare, diversifica notevolmente il valore della prestazione che viene svolta da pratica a pratica, ma soprattutto da comune a comune. Purtroppo però la tariffa nazionale dei geometri non prevede una diversificazione territoriale e le percentuali della progettazione che vengono utilizzate sono costanti in tutta Italia. L’unico modo che il professionista può utilizzare per compensare questa disparità è l’utilizzo dell’art. 60 a discrezione, che purtroppo rimane però l’articolo più aleatorio e facilmente contestabile da eventuali oppositori. Anche in questo caso torna molto utile la lettera d’incarico che, se riporta l’importo preventivo della prestazione, può essere strumento utile per procedere direttamente al decreto ingiuntivo, senza necessità di opinare la parcella.