manifestazione del 13 maggio 2017 a Roma

Ho fatto parte per molti anni della commissione parcelle del Collegio di Bologna. Ne faccio ancora parte, ma partecipo molto poco. Per molti anni mi è parso che si sia sostenuta l’importanza dell’obbligo del minimo tariffario delle parcelle, anche quando l’On. Bersani lo ha eliminato per legge. Non conosco casi di soggetti puniti per non averlo rispettato. Due motivi importanti e sensati, per i quali era giusto conservarlo, sono i seguenti. La concorrenza basata sulla mercificazione, ma soprattutto il concetto di qualità della prestazione. Cioè: per eseguire bene un lavoro va fatto in una certa maniera e il tempo che impieghi per svolgere quei passaggi non può costare meno di una certa cifra, altrimenti si può supporre che il lavoro sia fatto male. Su questo secondo concetto, secondo me, non si può discutere. C’erano alcuni casi particolari, generati soprattutto dall’avvento dei software, che permettevano di eseguire più velocemente lavori ripetitivi, ma il concetto di “giusto compenso” rimaneva solido e valido. Io non so bene il motivo per il quale si sia intervenuti sull’obbligo dei minimi e le motivazioni che mi hanno riferito ritengo siano sciocchezze.

In questi giorni mi arriva la seguente informativa e-mail dal nostro Presidente di Roma Maurizio Savoncelli.

Cattura manifestazione minimi tariffari

 

 

approfondimento_equocompenso_2017_05

Belle parole e frasi elaborate. Io però continuo a non capire ciò che di importante c’è dietro a questo argomento, che non viene trattato nemmeno in questo chiarimento.

Ho la certezza dell’esistenza di tavoli di “concertazione”, che erano senz’altro attivi anche all’epoca dell’approvazione della Legge “Bersani”. Non parlo della piccola commissione provinciale di Collegio, ma di aggregazioni dirigenziali che si siedono ai tavoli con l’alta politica, con i vertici di partito, con i dirigenti ministeriali o con i dirigenti pubblici. Per intenderci meglio, dai “comitati regionali” in su (la maggior parte di noi geometri non sa nemmeno che esistano i “comitati regionali” e nessuno sa bene cosa facciano per mancanza di divulgazione).

Potremmo capire meglio il perché di questa lettera chiarificatrice e soprattutto la pubblica presa di posizione di essere “contro” in essa contenuta, se ci rispondessero a poche domande. E’ stato organizzato, all’epoca del concepimento della Legge “Bersani”, un tavolo di concertazione?  Chi vi ha partecipato? Cosa è stato detto? Qual è stata la posizione dei geometri? Ci fate leggere il verbale della riunione con riportete le posizioni espresse?

All’epoca vi erano, più o meno, gli stessi dirigenti. Mi piacerebbe molto sapere cosa hanno “sostenuto” a nome e per conto della mia categoria. Penso sia questa la democrazia. Tu hai vinto le elezioni, puoi decidere, ma fammi sapere cosa vai a dire per mio conto. Non è un concetto difficile, penso sia giusto, mi meraviglio non sia obbligato ….e potrei dire pure di peggio.

La soluzione futura sarà qualcosa che a me non piacerà, cioè decidere di reintrodurre un concetto simile alla giusta prestazione che passi però dalle norme UNI. Vogliamo scommettere? Ovvio che sarà un processo lungo e dispendioso e senz’altro senza coperture statali a vantaggio diretto dell’iscritto, ma che invece sposterà un po’ di denaro a favore dei “baronati” e …..

A proposito, qualcuno sa se tra di noi ci sono consulenti UNI?

Andiamo alla manifestazione.

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